Il pavor notturno è un comportamento complesso del sonno che interessa molti bambini dall’età di 2-4 anni e dovrebbe finire con l’età scolare, però a volte la manifestazione resta anche nell’adolescenza. A tanti genitori è capitato di essere svegliati nel cuore della notte da urla o pianti angosciati del bambino. Il piccolino di solito si mette seduto sul letto con gli occhi sbarrati e le pupille dilatate, ansimante con respiro corto e frequente, sudato, qualche volta pallido altre volte paonazzo, che si agita con movimenti scomposti come se stesse lottando con qualcuno e urla o piange. Sembra terrorizzato.
Una crisi che dura pochi minuti ma può succedere che si prolunghi per 20-30 minuti e mentre mamma e papà provano a rassicurare il piccolo lui sembra non rispondere e ad un certo punto, come se nulla fosse, il bambino si rimette a dormire tranquillamente. E’ il pavor notturno.
Cos’è il pavor notturno
Secondo il dottor Liborio Parrino, rsponsabile del Centro di Medicina del sonno e docente di neurologia all’Università di Parma, si tratta di una “parasonnia”, vale a dire di un comportamento complesso nel sonno. Come il sonnambulismo, il digrignare i denti (bruxismo) o la pipì a letto (enuresi). A volte c’è una familiarità del fenomeno.
Il pavor notturno scatta durante la fase non Rem del sonno per cui il bambino non solo non ci sente e non ci vede, ma quando si sveglia non ricorda più nulla. Questa situazione è dovuta ad un’attivazione dell’area limbica del sistema nervoso centrale che fra le altre cose gestisce le emozioni e non ha nessuna relazione con esperienze vissute consapevolmente. Un altro fattore potrebbe essere lo stress: se il bambino vive una giornata troppo intensa, corre troppo, è in continua attività, può avere un attacco di pavor durante la notte anche più forte perché il microrisveglio agisce su un sonno molto profondo a causa della stanchezza fisica.
Pavor notturno cosa fare?
Durante un attacco si pavor notturno cosa fare allora? Bisogna parlare al bambino con voce calma e affettuosa, carezzarlo, fargli sentire una presenza amorevole vicino. Ma non cercare di svegliarlo del tutto. L’attacco passa da sé e il piccolo riprenderà il suo sonno tranquillo.