Amore malato, amore tossico, possiamo attribuire tanti nomi a una forma di “amare” che si perde nella notte dei tempi, ma che poco ha a che fare con il vero senso dell’amore. Sono davvero tante le donne che, almeno una volta nella vita, hanno affrontato una relazione in cui non c’era nulla di sano. Tutte ne sono uscite completamente distrutte, ma anche nuove perché si sa che dalle rovine può sempre rinascere qualcosa di meraviglioso. La vera domanda che un po’ tutte ci poniamo però è la seguente: perché ci imbattiamo in queste relazioni tossiche e soprattutto perché non ne usciamo? Se sogniamo per tutta la vita il principe azzurro, perché poi ci innamoriamo di un mostro? Proviamo a capirne di più.
Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Carmen Cuozzo, psicologa e psicoterapeuta, come riconoscere un amore malato e come poter rimediare. Partendo dal presupposto che è pericoloso amare in maniera tossica e che spesso questo modo insano di relazionarsi può condurre a strade oscure come la violenza domestica o addirittura il femminicidio, cerchiamo di riconoscere questa problematica e di affrontarla.
Amore malato, dipendenza affettiva: quali sono le relazioni pericolose e da dove nascono
1.Che cosa si intende per dipendenza affettiva?
La dipendenza affettiva possiamo definirla come il contrario di tutto ciò che è amore. L’amore, come sappiamo, è uno stato universale e necessario per gli esseri umani, che implica un attaccamento funzionale all’altro. Stare con l’altro non limita la nostra persona ma l’arricchisce in un progetto comune di crescita. Nella dipendenza affettiva tutto questo viene meno. Essa è una condizione disadattiva caratterizzata da una necessità e da un desiderio imperiosi dell’altro che si traducono in pattern relazionali problematici, volti alla persistente e assidua ricerca di vicinanza, nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative di tale comportamento. In queste persone, amare l’altro diventa spesso una forma di sofferenza; il benessere emotivo, e a volte anche la salute e la sicurezza, vengono messi a repentaglio per il benessere dell’altro.Tutto questo accade perché, come in ogni dipendenza, la consapevolezza della propria condizione e la volontà di voler uscire da questo vortice è inferiore rispetto ad una tendenza a ripiegarsi su sé stesso e a chiudersi alle esperienze esterne per paura del cambiamento e per la necessità di mantenere fermi alcuni punti certi. Vengono così repressi qualsiasi desiderio o interesse personale in nome di un amore che occupa il primo posto nella propria vita. Si parla infatti di “donne che amano troppo”, proprio per sottolineare come questo “troppo” non è funzionale all’amore sano.
2. Chi sono le persone dipendenti affettive?
Le persone “dipendenti affettive” sono coloro che ancor prima di entrare in relazione con il partner, hanno un proprio vissuto familiare che ne ha influenzato lo sviluppo di un’immagine sana di sé. Esse provengono da un’esperienza familiare in cui sono venuti a mancare accudimento, validazione e risonanza emotiva da parte delle figure di riferimento e hanno quindi sperimentato un profondo senso di abbandono ed inadeguatezza, al quale fanno seguito emozioni di rabbia, vergogna e sensazione di vuoto interiore. Non hanno imparato a riconoscere, dare valore e prendersi cura dei propri bisogni e stati emotivi e a porre e far rispettare confini relazionali sani. Fantasticano così sull’immagine di un partner perfetto che porterà amore incondizionato e nutrimento emotivo. Si tratta quindi di persone con una scarsa stima di sé, che tendono a dare valore e importanza esclusivamente ai bisogni dell’altro per cercare in questo modo si essere viste, poiché hanno sperimentato nella loro vita che solo prendendosi cura dell’altro riescono a ricevere un riconoscimento, anche se minimo. Sono, dunque, persone che ricercano costantemente qualcuno a cui affidarsi e da cui dipendere e di cui prendersi cura nella forma più totale possibile, in cambio di protezione e “amore”.
3.Quando può nascere un rapporto di coppia malato?
Come abbiamo detto le esperienze che una persona ha fatto, specialmente nell’infanzia ma anche in seguito con altre relazione, determinano le sue aspettative di trovare o mantenere in seguito un rapporto gratificante. Chi ha un modello mentale di sé stesso come individuo degno d’amore e un modello degli altri come persone di cui fidarsi sarà accurato nella scelta del partner e individuerà come partner affettivo una persona in linea con queste sue aspettative. Chi ritiene, invece, di non essere degno di amore e non ha fiducia nelle proprie capacità di discriminare affidabilità e inaffidabilità degli altri cercherà come compagno di vita chi conferma queste sue rappresentazioni mentali. Ed è questa forma di attaccamento insicuro che porta ad una relazione di coppia distorta e poco funzionale. Relazione in cui vengono meno tutti gli aspetti positivi che caratterizzano una relazione d’amore: non c’è condivisione, non c’è crescita, non c’è piacere, ma solo dinamiche che causano sofferenza e bloccano i due partner in una coazione a ripetere dalla quale difficilmente riescono ad uscirne senza un aiuto esterno.
4. Qual’ è la differenza tra amore sano e amore malato?
La parola chiave per definire un amore sano è equilibrio. Uno sbilanciamento nella coppia è quasi sempre sinonimo di dipendenza affettiva. Come sappiamo le relazioni si basano sulla complementarietà o sulla simmetria. Nel modello simmetrico il rapporto è basato sull’uguaglianza; mentre nel modello complementare uno dei partner dirige il rapporto ed assume, quindi, una posizione superiore rispetto all’altro. Nelle relazioni sane, simmetria e complementarietà, si alternano e operano in diversi settori in quanto entrambe hanno funzioni importanti e quindi è necessario per i due partner mettersi in relazione in modo simmetrico in certe situazioni e in modo complementare in altre. Quando, invece, la relazione si basa solo sulla simmetria o solo sulla complementarietà ciò può portare a situazioni patologiche e non funzionali al benessere della relazione. Se la relazione si fissa sulla complementarietà i due partner finiscono per vivere in una condizione di dipendenza reciproca: c’è bisogno dell’altro per confermare il proprio Sé. Questo è ciò che avviene nelle relazioni distorte in cui la dipendenza dall’altro, la presenza dell’altro e del modo in cui l’altro si pone mantiene un certo equilibrio che impedisce il cambiamento. Le persone intrappolate in questa relazione non riescono a vedere la possibilità di poter ridefinire il proprio ruolo, la propria persona. Il cambiamento, infatti, è possibile solo nella misura in cui si raggiunge la consapevolezza di poter essere altro. Per cui le premesse per una buona relazione sono l’individuazione, la capacità di definire la relazione ed essersi definito nella stessa. Aspetto questo che manca nei rapporti di coppia “malati”, dove i due partner non hanno portato a termine questo processo di individuazione che consente loro di definire sé stessi a prescindere dall’altro, ma entrambi vivono l’uno in dipendenza dell’altro.
Amore malato: rimedi per poter uscire da una relazione tossica
5. Come staccarsi da un amore malato? Come si guarisce da una dipendenza affettiva?
La difficoltà ad abbandonare una relazione “malata” è amplificata dalle esperienze passate che portano i partner a sentire di non poter ricevere un trattamento migliore in altre relazioni. La dipendenza e l’ansia nei confronti della separazione giocano un ruolo essenziale, rendendo difficile, per costoro, abbandonare questo tipo di relazione. Quello che, infatti, spesso incatena nella dipendenza affettiva è l’ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di essere in grado di cambiare l’altro, di convincerlo del proprio valore, di salvarlo, riuscendo a farsi amare. È fondamentale, invece, riuscire ad accettare di non essere quella che lui vorrebbe, ma imparare invece a essere sé stesse, a rinunciare alla speranza di aiutare l’altro a cambiare, vedendolo invece per ciò che è veramente. Molte donne commettono l’errore di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver sviluppato prima una relazione con sé stesse; corrono da un uomo all’ altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro. La ricerca deve cominciare a casa, all’interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perché quando nel nostro vuoto andiamo cercando l’amore, possiamo trovare soltanto altro vuoto. Quello che manifestiamo all’esterno è un riflesso di quello che c’è nel più profondo di noi: quello che pensiamo del nostro valore, del nostro diritto alla felicità, quello che crediamo di meritare dalla vita. Quando cambiamo queste convinzioni, cambia anche la nostra vita, smettiamo di mancarci e iniziamo a volerci bene.